MI18 - 82 - Lo shock della guerra
Caporale terzo genio telegrafista, ha combattuto presso Cortina, il Piave, Caporetto, attraversando l’esperienza di guerra sul fronte italiano. Partito volontario, secondo l’intervistata il padre fu scioccato dall’esecuzione di un disertore. Fu ferito tre volte (testa, inguine, gamba). Dopo Caporetto il Gremoli visse un periodo di internamento per il disastro di Caporetto (provvedimento disciplinare) e la ritirata. Dopo la guerra avrebbe studiato per poi diventare impiegato per le ferrovie. Secondo Gremoli i meridionali avevano una paura pazza e morivano più dei settentrionali, mentre il protagonista, uomo coraggioso, incitava i compagni a non arrendersi.
Il Gremoli fu scioccato dall’aver visto morire sotto i suoi occhi così tanti giovani. Ha combattuto in trincea sul fronte italiano.
Documento con medaglie al merito di guerra Atto relativo alla concessione della medaglia d’oro
CONTRIBUTOR
Adriana Gremoli
DATE
1914 - 1918
LANGUAGE
ita
ITEMS
1
INSTITUTION
Europeana 1914-1918
PROGRESS
METADATA
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MI18 - 132 - Il ricordo della malattia in guerra
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Padre Carlo Riva appartenente al Venticinquesimo artiglieri automobilisti, allega foglio di congedo illimitato; il padre dell’intervistata non ha trasmesso memorie della sua esperienza bellica. L’intervistata ricorda solo che il padre assumeva chinino ogni volta che si presentava un’influenza (probabilmente a memoria di un malanno contratto durante la guerra). || Documenti, attestati, fotografie
Lo scritto e l’immagine come testimonianza. La Prima Guerra Mondiale nel Fondo Militare della Biblioteca Universitaria di Genova
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Immagini tratte da una scelta di volumi riguardanti la Prima Guerra Mondiale presenti nel Fondo della Biblioteca del Presidio Militare di Genova dal 1934 conservata presso la Biblioteca Universitaria di Genova. Gli argomenti delle immagini si riferiscono in particolare alla propaganda bellica, allo sviluppo della tecnologia militare, all'industria degli armamenti e al ruolo delle donne nelle fabbriche e nella società. || La nostra biblioteca nel 1934 ha avuto in cessione permanente la Biblioteca del Presidio Militare di Genova. Dal fondo, ricco di testi riguardanti le discipline belliche, a partire dal 2012 e nella prospettiva della ricorrenza del centenario della Prima Guerra Mondiale, sono stati scelti e digitalizzati testi relativi alla Grande Guerra. Ne è scaturito un percorso virtuale: Lo scritto e l’immagine come testimonianza. La Prima Guerra Mondiale nel Fondo Militare della Biblioteca Universitaria di Genova Il progetto è dunque volto alla valorizzazione e alla conoscenza di questa parte del patrimonio librario che sino ad ora è stata conosciuta ed apprezzata solo dagli specialisti. Attraverso di esso si è promossa la ricognizione e la catalogazione della parte della Biblioteca Militare riguardante la Prima Guerra Mondiale e la digitalizzazione relativa alla cartografia e iconografia tematiche sull’argomento. Tale operazione consentirà una più ampia fruizione delle fonti sulla Prima Guerra Mondiale, tramite l’implementazione dell’indice SBN e dell’OPAC della Biblioteca. Con tale intervento si è inteso avviare un programma di tutela e valorizzazione di tali documenti consentendone la consultazione da parte degli studiosi anche in maniera interattiva mediante la creazione di un percorso multimediale corredato da dati bibliografici, testi di approfondimento e immagini, accessibile via web dal sito della Biblioteca Universitaria. Referenti del progetto: Geronima Porrata e Maria Teresa Sanguineti Coordinatore del percorso web: Oriana Cartaregia e-mail: bu-ge@beniculturali.it
Memoria della Grande Guerra
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Sono partito per la guerra a 22 anni, dopo un anno di addestramento. Ero contento...Anca se no se parte contenti, bisogna partir lo stesso: mejo partir contenti... Dovevamo conquistare i territori italiani. Gli austriaci erano disposti a darci Trento e Trieste, senza combattere, per accorciare il fronte...A voce, però. Gli italiani non ci credevano, infatti gli austriaci erano lì che ci aspettavano. Io ero caporale d'artiglieria: sparavo con la bombarde. Ho combattuto a Gorizia, a Santa Gorizia! Era una guerra di trincea, però io combattevo in seconda linea. Nella prima linea c'erano i fucilieri. Loro partivano con la baionetta innestata gridando: Savoia e combattevano corpo a corpo. I era imbriaghi...Prima dell'assalto i ghe dea un litro de cognac... Pensavo: Me cope, pitost che me mande là!. Nei primi tempi abbiamo adoperato il gas, ma poi è stato abolito perchè uccideva anche i civili. Da principio, reggimenti interi disertavano e passavano al nemico, ma questo è cessato quando il nostro governo ha incominciato le decimazioni. I ne metea tuti in fila...7..8..9..fora! I li metea sentadi su 'na carega e...fuoco! Cossa che me ha tocà veder... Un giorno sono là, con tre compagni, in una piazzuola; disteso all'ombra dei pini. Vengono avanti due soldati con altri due ammanettati. Dove 'ndeo? 'nden a farghe la festa. Erano disertori. Li hanno fucilati. Al paese, sulle porte delle loro case, scrivevano TRADITORI. Le loro famiglie venivano perseguitate e spesso le loro case bruciate. Al fronte, le cose più terribili sono state la fame e la sete. Acqua ce n'era ma i fossi erano rossi dal sangue e bisognava andare ad attingerla ad un pozzo lontano. Un giorno sono andato al pozzo con la gavetta e le borracce. Ho preso un sasso, l'ho legato al collo della gavetta e l'ho calata giù. Sono venuti su dal pendio due soldati ungheresi per attingere acqua anche loro. Mi hanno chiesto se prestavo loro la gavetta. Quando che vee finì ghe dee a lori...Se parlea insieme...ono taliano. Così abbiamo riempito tutte le borracce e...via! Se se volea ben parchè noialtri no se ghe vea fat gnent a lori, e lori no i ne vea fat gnent a noialtri. Come soldadi se era come fradei. Abbiamo patito tanta fame: siamo stati quattro o cinque giorni senza mangiare, senza rifornimenti. Ci dicevano di risparmiare la galletta ma solo a sentirne l'odore se 'ndea in afano. Un giorno andiamo in due sull'Isonzo, dove c'erano le cucine, a prendere da mangiare con la marmitta infilata sul fucile. Arriviamo sulla strada che porta a Redipuglia. Usciamo allo scoperto e gli austriaci ci vedono e cominciano a sparare. Salta fuori un capitano italiano con la rivoltella: Vigliacchi, ci fate ammazzare tutti!. Ciapa 'na corsa..Zo la marmita..Rebalta fora tut.. Il giorno dopo sono andato a raccogliere i pezzetti di carne e li ho mangiati così com'erano. Eh! La guerra è brutta!!! Non c'era un metro di terreno dove non fosse scoppiata una bomba. Dopo l'assalto i feriti rimanevano sotto i reticolati. Urlavano giorno e notte finchè morivano dissanguati. Noi cercavamo di tirarli verso le nostre trincee usando pezzi di spago. Qualche volta il nostro tentativo riusciva ma, spesso, i reticolati dilaniavano i nostri compagni che arrivavano nella trincea peggio di prima. Un giorno, mentre scendevo dall'osservatorio per andare al ricovero, è caduta una bombarda che ha portato via il pezzo di artiglieria. Io sono rimasto lì, ferito, con una gamba rotta. Sono venuti a prendermi due miei amici di Castelfranco. C'era un grun di morti perchè continuavano a bombardare. Se non mi avessero portato via subito, sarei rimasto lì. Mi hanno portato all'ospedaletto da campio, poi mi hanno trasferito a Milano e a Firenze. Intanto i nostri hanno perso a Caporetto; il generale Cappello ci ha tradito andando d'accordo con i tedeschi. L'ha ciapà la mandola, ha ritirato i soldati di prima linea e i tedeschi sono venuti avanti. Perbacco se è vero!!! Sono arrivati fino al Piave. La mia famiglia è stata invasa. In ospedale è venuto a trovarci Sua Maestà il re, che l'era picenin poret, e 'l me fea pecà. Mi fa: Sai niente della tua famiglia? Non so niente, Maestà Stanno tutti bene. Il re sapeva questo perchè qui a San Vendemiano c'era un certo Camillo De Carlo che faceva la spia e aveva detto che il tiro dei cannoni del Piave non arrivava fino a qui. Egli passava le linee di notte e poi, vestito da vecchio mendicante, si aggirava in mezzo ai tedeschi. Quando andava dai suoi mezzedri a chiedere una scudea de fasoi, essi stessi non lo riconoscevano. Si metteva d'accordo con le donne che stendessero il bucato in un certo modo: ciò indicava agli aerei italiani la posizione degli austriaci. Eh! è stata lunga la guerra!!! Quando abbiamo saputo che era finita ven fat baldoria..imbriaghi tuti..rancio speciale.. Per la mia ferita mi hano dato la medaglia e la pensione (dopo aver sostenuto una visita di controllo a Roma). Le medaglie sono lì, appese, perchè tutti le guardino. Guardatele anche voi!!! Perbacco se sono contento di averle!!! LA GUERA L'E': FAME E COPAR. CHE NO GHEN VEGNE PI', MADONNA, GUERE!!!! || Questa è la memoria del mio bisnonno, di S. Vendemiano (TV), raccolta quando aveva 86 anni e conservata dalla famiglia. Nella speranza che la sua storia possa continuare a vivere in chi la legge e che, insieme a tutte le altre testimonianze, ci ricordi quale atrocità sia la guerra... || || Recruitment and Conscription || 45.8911895,12.326722700000005 || Women || Military Punishment || Mario Giacuzzo || Trench Life || Interview || || Interview || Mario Giacuzzo || 45.8911895,12.326722700000005