CAOLA ANTONIO
CAOLA ANTONIO padre dell’intervistato (Pinzolo 28 gennaio 1891 – Pinzolo, 1960) Soldato austriaco inviato sul fronte orientale in Galizia Antonio da giovane fece il commesso contabile alla cooperativa di Bocenago dove si recava giornalmente con la bicicletta. Il padre, impiegato comunale, si chiamava Virgilio, la mamma Luigia Bonapace. Aveva una sorella Isidora ed un fratello, Ippolito, che faceva il mestiere dell’arrotino. Ippolito parlava, seppure sommariamente, il francese e l’inglese come è documentato dal libretto di Guida Alpina rilasciatoli nel 1912. Nel 1914, allo scoppio della guerra, Antonio e Ippolito furono arruolati nell’esercito austro-ungarico. Dopo un periodo di addestramento in Alto Adige, furono mandati sul fronte orientale, in Galizia, separatamente. Antonio fu fatto prigioniero da Russi il 7 settembre 1914 in Galizia, durante la terribile battaglia di Godex-Ravaruska conclusasi con una grave sconfitta per l’Austria. Dopo lunghe marce forzate a piedi e su tradotte militari, Antonio, con gli altri prigionieri arrivò a Kiev e da lì portato nella gelida Siberia nei campi di concentramento di Tjumen, tara e Omsk. Un anno dopo ritorna a Mosca e infine internato a Kirsanov dove era allestito il campo di raccolta dei soldati prigionieri in attesa del rimpatrio. La prigionia era aggravata dalla fame e dal freddo intenso che induceva i prigionieri a cercare lavoro e cibo presso i casolari dispersi nella campagna. Nel 1916 Antonio colse l’opportunità di far parte degli irredenti trentini che dichiarando di sentirsi italiani poterono rientrare in Italia. I trentini e i giuliani che aderirono a tale proposta furono circa 4000 e suddivisi in scaglioni furono fatti rientrare in Italia. Alcuni partendo dal porto di Arcangelo e passando per Capo Nord arrivarono in Inghilterra, poi in Francia ed infine in Italia, a Torino. Il primo scaglione partì da Arcangelo il 14 settembre 1916 e attivò a Torino il 9 ottobre 1916. Arrivato a Torino, Antonio trovò lavoro presso un negozio di generi alimentari e dopo qualche tempo venne chiamato dalla famiglia dei marchesi Guerrieri Gonzaga a prestare servizi a Roma dove rimase fino alla fine della guerra. (La marchesa gemma Guerrieri Gonzaga fu una delle fondamentali artefici del rientro dei soldati prigionieri trentini e giuliani dalla Russia) . Nel gennaio 1919, dopo molti anni di lontananza, convalescente dell’influenza “spagnola”, poté tornare finalmente a casa, purtroppo senza poter riabbracciare i suoi familiari. Nel frattempo, infatti, i genitori era morti e il fratello Ippolito era caduto in guerra. La sorella Isidora si era sposata con Vigilio Pedri il quale, dopo un breve periodo di emigrazione a New York , si era stabilito a Guidizzolo (Mantova) dove aveva aperto un negozio di chincaglierie e di vetri. Antonio nel 1920 sposò Olj e per alcuni mesi lavorò con il cognato Vigilio a Guidizzolo imparando l’arte vetraria. Tornato a Pinzolo nella vecchia casa di famiglia avviò un negozio di alimentari con annessa osteria e laboratorio di vetri. Antonio e Olj ebbero sei figli, tre dei quali morirono molto piccoli.
CONTRIBUTOR
Aurelio Caola
DATE
1914 - 1960
LANGUAGE
ita
ITEMS
9
INSTITUTION
Europeana 1914-1918
PROGRESS
METADATA
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CAOLA IPPOLITO
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CAOLA IPPOLITO – zio dell’intervistato (Pinzolo 1885 – caduto/disperso il 5 dicembre 1917 sull’Altopiano di Asiago) Prima della guerra era emigrato in Francia e Inghilterra a fare l’arrotino. Tornato in Trentino nel 1912 divenne guida alpina e conoscendo l’inglese e il tedesco accompagnava spesso turisti. Arruolato nel 1914 prima parte per la Galizia e poi viene trasferito sul fronte italiano sul Col di Lana (probabilmente medaglia d’argento e bronzo). In seguito sul fronte di Asiago dove muore. Ippolito combatté per qualche mese in Galizia e nel 1916 venne spostato sul fronte italiano a Livinallongo e poi sull’Altopiano di Asiago dove cadde il 5 dicembre 1917 e dato per disperso, il corpo non è mai stato ritrovato. Dalla Galizia scrive: Due righe per dirvi che sto bene e grazie a Dio senza ferite, sebbene ingaggiato in un terribile combattimento. Questa volta i Russi vanno come il vento”. Promosso “patrolführer“(caporale) dimostrò grande ardimento tanto da meritarsi un prestigioso riconoscimento. Il 10 giugno 1916 scrive dal fronte austro-italiano. “Ora fò il bulo colla medaglia d’argento II classe – 7.50 corone al mese” A tale notizia suo padre risponde: “ Ho saputo che ti hanno fregiato il petto di una medaglia al valore d’argento di II classe e per me è più di una contentezza al vedere che Dio ti protegge e ti avvalora la tua esistenza, benché sia di disagio.”