MI18 - 97 - Storia di Torriglia Adolfo Di Luigi
Medaglie commemorative di Torriglia Adolfo Di Luigi, custodite dalla figlia Adelina Torriglia
Torriglia Adolfo Di Luigi, nonno di Piero Ratto, piangeva quando raccontava che il Piave era rosso di sangue. Nella memoria di famiglia era presente l’estrema difficoltà di comunicazione, tanto che Adolfo non fu informato tempestivamente della nascita della figlia. Non si sa nulla del reparto di appartenenza. Era una persona molto credente.
CONTRIBUTOR
Adelina Torriglia
DATE
1914 - 1918
LANGUAGE
ita
ITEMS
1
INSTITUTION
Europeana 1914-1918
PROGRESS
METADATA
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MI18 - 1- Storia di un lutto familiare
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La signora Bassi Lina porta materiali appartenuti al nonno, Sbalchiero Eugenio, morto in località Casabianca (Gorizia) forse successivamente trasferito ad Oslavia; in famiglia non si è tramandata la storia del soggetto quindi la signora Bassi si è interessata alla vicenda per saperne di più scrivendo al Ministero della Difesa ottenendo qualche dato in più relativo all’inquadramento militare del nonno: soldato semplice; matricola: 9435/65; VII Compagnia; 57esimo Reggimento Fanteria. La signora ricorda che la sua famiglia possedeva dei terreni a Malo vicino a Vicenza; nel salone della casa padronale c’era un ritratto del nonno sul bordo del quale era affissa una medaglia di bronzo. || una dichiarazione di probabile sepoltura || || Certificato sepoltura Sbalchiero Eugenio || Sbalchiero Eugenio || Official document
Storia di confine
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This is the story about Giuseppina Qualizza, she and her husband went in Austria for work and the war separated themselves. || Giuseppina Qualizza nacque il 1° marzo 1878. Originaria di San Leonardo e si trasferì a Udine, sposò Francesco Mattiuzzi. Verso il 1913 emigrarono nella regione austriaca della Carinzia con i due figli Luigi ed Elisabetta. Herr Franz, come veniva chiamato, fu assunto presso la fabbrica di fucili da caccia (Ferlach Genossenschaft) di Ferlach (in sloveno Borovlje) ad una decina di chilometri a sud di Klagenfurt. Il contratto prevedeva un alloggio compreso di legnaia e solaio. Il grande edificio che si staglia sul profilo del paese è abitato dai dipendenti della fabbrica. Incluso nel pacchetto contrattuale vi era la prosecuzione degli studi, oltre quelli elementari, per il figlio Luigi. Lo scoppio della guerra nel 1914 non alterà il lavoro di Francesco, al contrario delle decine di migliaia di emigranti friulani in Austria-Ungheria e in Germania che furono costretti a rientrare in Friuli. Il 23 maggio 1915 il Regno d’Italia dichiarò guerra all’Impero austro-ungarico, così tutto il nucleo famigliare Mattiuzzi fu internato in un campo di concentramento. In seguito Giuseppina Qualizza e i due piccoli vennero rimpatriati in uno scambio di internati civili, mentre Francesco rimase prigioniero in quanto lavoratore qualificato. Giuseppina tornò nella casa di parenti a San Leonardo. Per sbarcare il lunario fece la “portatrice”, come altre donne delle valli che però ebbero un tardivo riconoscimento, al contrario di quelle più famose della Carnia. Verso la fine dell’estate del 1917 tra soldati e ufficiali italiani circolava la voce di un imminente attacco austro-ungarico in grande stile, forse particolarmente colpita dalle voci che si rincorrono e dalla durissima vita che conducevano lei e i figli, il 23 ottobre 1917 decise di chiudere la casa di San Leonardo e scappare il più lontano possibile dalla zona di guerra. Fuga decisamente tempestiva dato che all’alba del giorno seguente iniziò il breve ma intenso bombardamento contro le trincee italiane. La famiglia salita sul treno evitò le tremende tragedie che colpirono tutti i suoi compaesani e gli altri profughi friulani che dovettero fuggire tumultuosamente inseguiti dalle truppe imperiali. Il piccolo gruppo Mattiuzzi Qualizza arrivò profugo in provincia di Parma, in una zona appenninica. Il ricordo del periodo trascorso è molto sofferto. Per sopravvivere furono costretti a lavorare in una specie di lavanderia dove venivano lavate e risistemate le divise di soldati feriti o morti. A volte trovavano resti umani nei panni. Durante questo periodo furono costretti a rubare castagne o frutta di stagione, sfuggendo alle ire dei contadini rimasti.ttiuzzi || || portrait || Home Front || Giuseppina Qualizza || Women || Photograph || || Photograph || Portrait || Prisoners of War || Francesco Franz Mattiuzzi || || Postcard || Ferlach, Austria || Prisoners of War || || Prisoners of War || Postcard || Ferlach, verso || 46.5268799,14.298923000000059 || Verso of postcard || Ferlach, Austria || || 46.5268799,14.298923000000059 || Prisoners of War || Postcard || Postcard from Ferlach || Deutsch || Ferlach, Austria || || Prisoners of War || Postcard || Ferlach, verso || Deutsch
MI18 - 107 - Lascito di guerra
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Il padre della contributrice, figlio di madre vedova è stato richiamato al fronte per necessità di uomini; il contributo portato è un lascito diretto del padre che però non ha raccontato la storia connessa alla sua esperienza bellica. || Piastrina,foto