Una famiglia nella Grande Guerra
Diario familiare manoscritto con la trascrizione di alcune lettere di Gaetano Martino e fotografie di familiari
Il Diario fu compilato dal fratellastro del mio prozio Gaetano, Antonio Martino, il quale, emigrato in America, riceveva le sue lettere dal fronte. Allo scoppio della guerra, Gaetano non può fare a meno di comunicare l'entusiasmo che la cosa aveva scatenato in Italia: Te lo puoi immaginare l'entusiasmo che c'è in questa bella Itala, e precisamente in questi piccoli paesi. I contadini, quasi ogni sera, fanno dimostrazioni, acclamando il re, l'Esercito,l'Italia. E il 25 dicembre 1915 annunciava: Finalmente sono militare!. Gaetano non ha paura Il rombo del cannone non mi ha fatto sgomentare. Gaetano fu nella zona di Padova, a Gorizia, e sul Carso subì un congelamento ai piedi che lo costrinse a una convalescenza a Napoli. E' poi in Albania con un battaglione di Marina. Dalla metà del 1918 Gaetano non dà più sue notizie: dopo tanto scrivere, mia nonna Maria riuscì a sapere che il fratello era deceduto il 14 settembre per malaria perniciosa nel Convalescenziario di Corfù.
CONTRIBUTOR
Maria Ludovica Bitonti
DATE
1915-07-30 - 1918-09-14
LANGUAGE
ita
ITEMS
12
INSTITUTION
Europeana 1914-1918
PROGRESS
METADATA
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Eugenio Pecchi nella Grande Guerra
9 Items
Eugenio Pecchi nacque il 7 ottobre 1890 a Monteriggioni (SI). Nel 1910 si arruola nell’arma della cavalleria con destinazione Alessandria. In seguito fu assegnato ai dragoni del 1° Reggimento Cavalleria Nizza con sede a Savigliano (vedi fotografia che lo ricorda). Allo scoppio della I° Guerra Mondiale fu schierato assieme al suo reggimento, appiedato, in linea nella zona di guerra di Monfalcone. Indossò lo stesso equipaggiamento dei fanti, mantenendo solo i pantaloni da cavalleria e gli speroni come particolare segno distintivo. Il 1° Reggimento Cavalleria Nizza combattè accanitamente nel 1916 per la conquista di quota 12, quota 85, poi denominata quota Enrico Toti, e quota 121 di Monfalcone. Vale qui ricordare come si svolsero quegli storici fatti: “Nelle prime ore del 15 maggio 1916 il nemico, con attacco a sorpresa, occupa le trincee di q. 12 e di Adria, presidiate da squadroni della 4° divisione di cavalleria appiedata; il reggimento Cavalleria Nizza e il VI battaglione del 22° fanteria della brigata Cremona corrono al contrattacco e riescono ad arrestare l’avanzata degli austriaci ed a scacciarli dalle trincee di Adria. Con un nuovo attacco sul tratto fra q. 93 e la ferrovia il nemico, nel pomeriggio, si impadronisce di alcuni elementi di trincea, che vengono in parte riconquistati da reparti della Cremona e della brigata Napoli, i quali arrestano l’avanzata avversaria. Il 15 giugno viene ripresa l’azione per riconquistare il resto delle posizioni occupate dagli Austriaci nel maggio e la VII brigata di cavalleria con reparti del Nizza e del IV / 22° torna in possesso della quota 12 ; il 28, con una fulminea irruzione la brigata compie la riconquista totale della trincea del “ Tamburo” già in parte ripresa dalla brigata Napoli.” Per la sua condotta in guerra il Cavalleria Nizza meritò la medaglia di bronzo al valore con la seguente motivazione: “ Per il bel contegno aggressivo e tenace dimostrato nel mantenere le posizioni delle officine di Adria (Maggio-Giugno 1916). Nella “ zona sacra monumentale” della quota 85 Enrico Toti, assieme ai cippi dei reggimenti e dei corpi che contribuirono alla riconquista dell’importante quota, sono ricordati, con un cippo commemorativo, anche i dragoni del Cavalleria Nizza. (vedi foto) Dai ricordi di zia Titti ho appreso che anche nonno Eugenio combattè sopra le alture di Monfalcone. La zia mi disse di ricordare che nonno Eugenio, raccontando della guerra, le disse che per diversi giorni dovette combattere in trincea vestito e armato di tutto punto, senza togliersi mai le scarpe neanche di notte. Parteciparono alla Grande Guerra anche gli altri due fratelli di Eugenio. Luigi nell’arma dei Carabinieri reali (vedi le fotografie che lo ritraggono in divisa da carabiniere, una con la classica “ lucerna “ rivestita di telino mimetico ed il fregio dell’arma ricamato con filo nero. Questa foto lo ritrae con il fucile Vetterli Vitali e relativa sciabola baionetta. L’altra è in tenuta da trincea con il moschetto M91 per cavalleria a canna corta e baionetta fissa triangolare ripieghevole sotto la canna.) Il fratello Guido fece parte dell’ artiglieria d’assedio, come si intuisce dal fregio da cappello visibile in una foto. Luigi trovò la morte combattendo sul Carso. Di lui si ha lo struggente ricordo di quando, ritornato a casa per una breve licenza, piangendo diceva che se fosse ritornato al fronte di sicuro sarebbe morto. Ed infatti, purtroppo, non appena fu rimandato in prima linea, pochi giorni dopo il suo ritorno morì in un assalto. Anche nonno Eugenio fu ferito da una scheggia di granata o da uno shrapnel nella parte alta del gluteo. Cosa che gli arrecherà fastidio anche in età adulta. Non seguì nel 1917 il suo reggimento che rientrò alla sua sede di Savigliano, ma, assieme ad altri temila cavalieri, costituì il nuovo corpo dei Bombardieri. Riprova di tutto ciò lo si può riscontrare in un’altra fotografia, datata sul retro Gorizia 1917, dove Eugenio indossa una divisa riportante sulla manica sinistra il fregio dei Bombardieri, corpo dove presumibilmente prestò servizio fino alla fine della guerra. Non conosco però le altre successive destinazioni ed i fronti dove nonno Eugenio combattè fino al 1918, riuscendo a ritornare a casa sano e salvo nonostante il corpo dei Bombardieri avesse avuto proporzionalmente il tasso di perdite più alto tra gli artiglieri, essendo stati schierati nelle prime linee, come i soldati di fanteria destinati all’assalto. Dopo la fine della guerra, lasciata la vita militare, ritornò in Toscana e trovò lavoro nelle Ferrovie facendo parte del personale del mantenimento e movimento del compartimento di Siena. I casi della vita ed il nuovo assetto nazionale lo riportarono però in questa parte d’Italia. Dopo l’annessione dei territori irredenti si avvertì la necessità di sostituire il personale austoungarico che ricopriva gli impieghi statali con lavoratori provenienti dal Regno d’Italia. Non ne fece eccezione l’apparato ferroviario dove la quasi totalità dei posti era ricoperto da personale austoungarico di nazionalità slovena. Eugenio Pecchi venne quindi trasferito dalla Toscana a Trieste dove prestò servizio come casellante fino alla data della pensione. Si spense a Trieste nel novembre del 1964. || || Eugenio Pecchi, Dragone del 1° Reggimento Cavalleria Nizza || Footage || Eugenio Pecchi || || Eugenio Pecchi a cavallo || Footage || Trench Life || || 44.9072727,8.611679600000002 || Alessandria || Footage || Reclute del corpo della cavalleria nella caserma di Alessandria || || 44.6470327,7.662463500000058 || Recruitment and Conscription || Footage || Eugenio Pecchi, primo in piedi a destra, con i compagni del 1° reggimento Cavalleria Nizza. || Savigliano (CN) || || 45.9401812,13.620175399999994 || Trench Life || Eugenio Pecchi a Gorizia nel 1917 in divisa da bombardiere. || Gorizia || Artillery || Footage || || Luigi Pecchi in divisa da Carabienere || Trench Life || Footage || || Luigi Pecchi, carabiniere in tenuta da trincea. || Footage || Trench Life || || Trench Life || Guido Pecchi in divisa d'artigliere. || Footage || Artillery || || Cippo commemorativo dei dragoni del reggimento Cavalleria Nizza posto presso la zona sacra monumentale” della quota 85 Enrico Toti. || Monfalcone (GO) || Footage || 45.8056191,13.533525700000041 || Remembrance
Silvio Ruzzier nella Grande Guerra
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Transciption of a recorded autobiographical interview. || Estratto da un'intervista autobiografica rilasciata a Trieste il 20 marzo 1978 da Silvio Ruzzier Luio (figlio di Nicolò e di Maria Tagliapietra, Pirano 1895 - Trieste 1980) al figlio Guido, che ne ha curato la trascrizione. Tratta del suo servizio militare nell'esercito austro-ungarico, dall'arruolamento nel 1915, alla guerra sul fronte russo, la prigionia, e il ritorno a casa. || || Trieste, Italy & Milan, Italy || Interview || Silvio Ruzzier || Other || A transcription of an autographical interview (recorded in 1978) in which my father, Silvio Ruzzier, recounts his experience in the Austrian-Hungarian Army in WWI.
La lapide dei giornalisti morti nella Grande Guerra
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Nel maggio del 2011 è stata rinvenuta in una cantina di proprietà dell'INPGI (Istituto Nazionale Previdenza Giornalisti Italiani) una lapide marmorea recante i nomi di 83 giornalisti di varie testate italiane morti nel corso della Grande Guerra. La grande lapide (misura cm. 170 di altezza, cm. 101 di larghezza e cm. 3 di spessore) si è rivelatA di particolare importanza per lo studio della storia del giornalismo italiano; fino ad allora infatti erano noti solamente i nomi dei 46 giornalisti commemorati insieme al Milite Ignoto. Nell'elenco sono citate tutte le testate dell'epoca, la metà delle quali non esiste più, tutti gli orientamenti politici, tutte le regioni tranne Abruzzo e Molise; vi sono uomini politici, scrittori, figli di ministri, direttori e vice-direttori di giornali. Per alcuni vengono citate le onorificenze (medaglie d'oro, d'argento, e di bronzo). Lo studio avviatosi in seguito al rinvenimento di questa lapide ha ampliato l'elenco dei giornalisti morti nel corso della Prima Guerra Mondiale che ora comprende 97 nomi. Tra le gloriose testate FIEG rappresentate figurano il Corriere della Sera, La Stampa, Il Messaggero, Il Piccolo, Il Resto del Carlino, Il Sole, Il Mattino, La Gazzetta dello Sport, e molte purtroppo ormai scomparse come Il Fanfulla o Il Corriere di Livorno. (si veda: http://www.storiainrete.com/4904/ultime-notizie/ritrovata-in-uno-scantinato-lapide-con-giornalisti-caduti-nella-grande-guerra/) || Lapide marmorea (cm. 170 di altezza, cm. 101 di larghezza e cm. 3 di spessore) recante l'iscrizione In memoria dei giornalisti morti per la patria 1915-1918 e un elenco di 83 nomi.