Il ritorno del figlio
Pietro Decimo Maturi fu mandato a combattere sul fronte galiziano.
Nel 1917 suo padre, Paolo Maturi, scrisse all’I.R. Schützen Reg. Kommando n. 31 per chiedere il suo ritorno a casa affinchè lo aiutasse nei lavori dei campi e in montagna.
Pinzolo (Tn)
Letter
Pietro Decimo Maturi
La lettera che mio nonno, Paolo Maturi, scrisse per chiedere il ritorno di mio padre dal fronte galiziano
CONTRIBUTOR
Rosa Maturi
DATE
1917
LANGUAGE
ita
ITEMS
1
INSTITUTION
Europeana 1914-1918
PROGRESS
METADATA
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Lettere di condoglianze a Pasquale Calienno per la morte del figlio | il sottotenente Mario Calienno
38 Items
Calienno Mario di Pasquale sottotenente di complemento del 40° reggimento fanteria, nato il 23 febbraio 1896 a Napoli, distretto militare di Napoli, morto il 15 luglio 1915 sul Monte San Michele per ferite riportate in combattimento. Decorato di medaglia d'argento al valore militare.
MI18 - 147 - La sciabola del padre | resta la sciabola d’onore del figlio
1 Item
E’ la storia del padre del contributore, reclutato nel 1918, aveva un diploma ragioneria, ma fu richiamato con leva ‘99, fece un breve corso ufficiali e venne arruolato in fanteria 41° regg. Ha combattuto sul Montello, lo raccontava. A casa c’era la dichiarazione che attestava che aveva combattuto in prima linea (documento persa). Tornato a casa, doveva laurearsi in ingegneria, ma il padre lo mandò a lavorare. La sciabola era quella da allievo ufficiale, fu usata dal contributore quando fece allievo ufficiale nei momenti del giuramento, o delle parate (2 giugno in corso Sempione), era in reparto esplorante divisionario (divisione legnano), cavalleria, ma la sciabola fu accettata di buon grado avendo una storia e nonostante riportasse lo stemma savoia sulla lama (D). Raccontava di una scheggia passata vicina al naso che gli ha bucato la punta della scarpa, non raccontava più di tanto. Era figlio unico, genitori emigrati in Sud America a inizio ‘900 avevano piccolo supermercato a La Paz – Bolivia, nonna era di Buenos Aires, nata da genitori italiani poi era tornata in Italia probabilmente per sposarsi (foto spedita ai genitori). I genitori sono tornati in Italia nel 1919. Ettore bambino aveva vissuto da solo in Italia a causa della scuola (o più probabilmente per povertà di mezzi), che aveva frequentato a Santa Margherita, dove alloggiava presso lo zio prete Mons.Rollino che guidava la diocesi. La scuola superiore invece l’aveva fatta a Genova, ospite della fam. Ritmann, famiglia di cui il figlio più piccolo diventò critico musicale del Sec.XIX. Il bisnonno Eusebio, padre di Ettore, era stato decorato con medaglia d’argento nella battaglia di Custoza (1866), ma aveva fatto anche quella del 1859. Raccontava le decimazioni come cosa terribile, erano molto scioccati, non sappiamo se aveva assistito. La mamma si prese la spagnola durante la guerra (era nata 1906, morì nel 1944), rimase con lesione al cuore che la portò a morte molto giovane. || la sciabola appartenuta al padre, una foto che lo ritrae con la spada al fianco.
Il Soldato GiovanBattista Mazza. Un ragazzino del '99
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Quando il 22 dicembre 1899 GiovanBattista Mazza nasce a Riofreddo, un piccolo paese della provincia di Roma, di certo non sa che avrà l'onore di essere uno dei più giovani agazzi del '99, l'ultima classe di leva combattente dell'Italia nella Grande Guerra. Chiamato alle armi e arruolato soldato di 1^ categoria l’11 giugno 1917, dopo l'addestramento nel 17° Reggimento Fanteria ad Ascoli Piceno, viene avviato “in territorio dichiarato in stato di guerra” presso una unità di marcia a novembre di quell’anno, quando sul Piave l’esercito italiano resiste nella battaglia di arresto successiva alla disfatta di Caporetto. Qualche giorno prima del suo 18° compleanno viene assegnato al 111° Reggimento di Fanteria della brigata “Piacenza”. Grazie al Decr. luog. 10 dicembre 1917, si trova a ricevere come dono una speciale polizza I.N.A. gratuita che assicura il pagamento di “Lire Cinquecento” a sua madre in caso di morte in combattimento, o di “Lire Mille” all’assicurato sopravvissuto, al compiersi dei trenta anni dalla data della polizza: “un segno tangibile della gratitudine della Patria” verso i soldati rimasti in piedi contro gli eserciti austro-tedeschi. E la Patria dovrà essere grata anche al 111° Reggimento di Fanteria, citato nel Bollettino di guerra del 23 giugno 1918, se nella “Battaglia del solstizio”, tra il 15 e il 21 giugno l’offensiva austriaca viene bloccata a Nervesa del Piave (poi rinominata infatti “della Battaglia”), dove il 17 il soldato GiovanBattista Mazza “cade prigioniero del nemico a seguito del combattimento” e resta internato nel campo di prigionia di Villach fino al rimpatrio del 12 novembre 1918 conseguente all’armistizio. La sua divisa sarà allora apparsa ancora più modesta di quella indossata nella foto-ricordo del periodo di addestramento, ma l’inno del 111° Reggimento declamava orgogliosamente: “Noi non rende superbi un cimiero – Non gran pompa di piume il cappello – Ma pur logoro e stanco sei bello – Fantaccino che ignori il timor”. Il “fantaccino” Giovan Battista Mazza viene congedato nel marzo 1921, con il riconoscimento di aver servito la Patria “con fedeltà ed onore” in cambio di quasi quattro anni della sua giovinezza. Così gli sembrerà un ben minore tributo, trent'anni dopo, decidere di non riscuotere da una Patria allora sconfitta le mille lire ormai svalutate della sua polizza, per conservare a sé e ai i suoi eredi quell’attestato di ricoscenza dell’Italia vittoriosa vissuta da “ragazzo del ‘99”. || Polizza Assicurazione combattenti (morte combattente)di GB. Mazza Polizza Assicurazione combattenti (combattente sopravvissuto)di GB. Mazza Foglio congedo di GB. Mazza Foto del soldato GiovanBattista Mazza