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Il nonno Alighiero Ponzini in guerra

libro dedica e foto: vita di gesù regalatagli dal cappellano del reggimento Don Minzoni (fotografato mentre celebra la messa al campo); due medaglie commemorative delle battaglie del 235 Reggimento, Brigata Udine di cui Alighiero Ponzini (Colonnello) fu comandante 12 oggetti, nota esplicativa ed astuccio nero: trattasi di oggetti di pietà religiosa (immaginette di San Francesco di Paola, reliquie, foto della moglie Chiara Ponzini Fioretti, ed una foto di Alighiero Ponzini
Il Testimone porta la storia del nonno materno Alighiero Ponzini - originario di Ancona - che combattè come colonnello su vari fronti (Isonzo Piave). Era sposato e morì nel 1942 anno di nascita del nipote (Testimone). La moglie cercava costantemente di raggiungerlo sul campo di battaglia e raccontava di aver ricevuto ai propri piedi due proiettili austriaci. Lui le comunicava la sua posizione ma trattandosi di un segreto militare scriveva il nome della località sotto il francobollo di lettere o cartoline private che le inviava. Durante la guerra in trincea a causa della mancanza di sonno Alighiero Ponzini ebbe un esaurimento nervoso; per assicurare la sua continua presenza con la truppa non dormiva quasi mai.

Publication
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Libro Vita di Gesù regalatogli dal Cappellano del Reggimento, Don Minzoni; con dedica
Foto di Don Minzoni mentre celebra la messa al campo
Photograph
Alighiero Ponzini (Colonnello) fu comandante della Brigata
Medaglie commemorative delle battaglie del 235 Reggimento, Brigata Udine
Front
Medal
Back
Retro delle Medaglie commemorative delle battaglie del 235 Reggimento, Brigata Udine
Questi oggetti (in totale 12) furono portati da Alighiero durante guerra. Conservati in un astuccio nero, sono accompagnati da una nota esplicativa: trattasi di oggetti di pietà religiosa (immaginette di San Francesco di Paola e reliquie), da una foto della moglie Chiara Ponzini Fioretti, ed una foto di Alighiero Ponzini.
Reliquie ed immaginette di San Francesco di Paola
Italiano
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CONTRIBUTOR

Alighiero Mazio

DATE

/

LANGUAGE

ita

ITEMS

5

INSTITUTION

Europeana 1914-1918

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METADATA

Source

UGC
Book
Photograph
Multiple

Contributor

europeana19141918:agent/59e00532027f614f3e7da732ea5229e8

Date

1918
1915

Type

Story

Language

ita
Italiano

Country

Europe

DataProvider

Europeana 1914-1918

Provider

Europeana 1914-1918

Year

1918
1915

DatasetName

2020601_Ag_ErsterWeltkrieg_EU

Begin

1915

End

1918

Language

mul

Agent

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Alighiero Mazio | europeana19141918:agent/59e00532027f614f3e7da732ea5229e8

Created

2019-09-11T08:23:31.946Z
2020-02-25T08:24:51.904Z
2013-05-15 11:37:23 UTC
2013-07-25 12:38:30 UTC
2013-07-25 12:38:34 UTC
2013-07-25 12:38:39 UTC
2013-07-25 12:38:44 UTC
2013-07-25 12:39:03 UTC

Provenance

RM15

Record ID

/2020601/https___1914_1918_europeana_eu_contributions_5561

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Nonno Celestino alla Grande Guerra

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1) Foto di nonno Celestino (seduto) con due compagni d'armi nel 1916. 2) Foglio di congedo illimitato datato maggio 1919 3) Lo stesso foglio al retro con gli orari dei treni per il ritorno in Patria\n 4 e seguenti) Agenda del 1916 dove il nonno segnava tutti gli spostamenti che compiva. Annotava l'arrivo di aerei su Milano nel febbraio. E non dimenticava gli affetti, sottolineando la data dell'onomastico della moglie, Maria. Rimarcava il giorno in cui aveva dovuto subire l'estrazione di una radice dentaria. O il periodo passato in un convalescenziario per un principio di congelamento ai piedi. Infine teneva scrupolosamente i conti, che curiosamente sembravano contemplare solo entrate e nessuna uscita. || Non è una grande storia, anzi, è banalissima, come vissuta dai tanti che furono mandati al macello in quella guerra. Il nonno Celestino, nato nel 1877, ha però avuto la fortuna di portare a casa la ghirba. Di origine araba la parola indica l'otre, quello di pelle. Fu utilizzata dai soldati con il significato di vita nella guerra del 1911 contro i turchi e passò cosi anche nella guerra 1914-18. Celestino era aggregato ai servizi di vettovagliamento, ma non era neppure quello un incarico tranquillo. Si doveva portare le vettovaglie anche in zona di combattimento e il nonno raccontava che i muli, carichi di quanto necessitava alle truppe, erano di grande aiuto per mettersi in salvo in tempo dall'artiglieria nemica. Infatti essi percepivano prima degli uomini l'arrivo dei proiettili, dando con il loro comportamento l'avviso per consentire di proteggersi. Tornò quindi, ma la sua vita non fu poi fortunata e non a causa della guerra, ma per i postumi della spagnola, la tremenda epidemia influenzale del dopoguerra. Ne uscì vivo, data la sua tempra fortissima, anche da questa vicenda, ma segnato da una lesione celebrale che lo limitò, sia pur non totalmente, nell'uso della parola. Una conseguenza della guerra, diciamo così, è invece la nascita di mia madre. Nonno Celestino viene a casa per una breve licenza nell'aprile del 1918 e... nel gennaio del 1919 nasce mia mamma!

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Nonno Angelo e la Grande Guerra

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Mio nonno, Angelo Bellati, era della classe 1895 e fece la Grande Guerra nel 7° reggimento Bersaglieri sul fronte italo-austriaco del Carso e dell'Isonzo. Della guerra parlava poco e malvolentieri ed i ricordi che affioravano erano legati a esperienze crudeli e spiacevoli, che segnarono duramente tutti quei giovani che improvvisamente si trovarono in armi al fronte. Ricordo che raccontava di come fosse dura la vita di trincea, degli attacchi alla baionetta preceduti da generose razioni di grappa bevuta fino a stordirsi, dei comandanti sovente incompetenti e disumani, che imponevano la decimazione dei loro stessi uomini quando la paura li immobilizzava durante un attacco… Lui stesso fu preso nella conta di una di queste decimazioni e scampò per poco alla fucilazione. Nel 1917 fu anche ferito e preso prigioniero dagli austriaci e trattenuto per lungo tempo, anche dopo la fine della guerra, presso un campo di lavoro dove lui ed i suoi compagni si ridussero a mangiare le pelli delle patate gettate via dagli austriaci. Alla fine, mentre stava tornando in patria in treno con centinaia di altri ex-prigionieri, si ritrovò reclutato nuovamente a forza come “volontario” per la presa di Fiume ad opera di Gabriele D’Annunzio. Di questo fatto i libri di storia parlano poco, ma fatto sta che tra i cosiddetti miliziani volontari di Fiume, vi fu un cospicuo gruppo di ex prigionieri riequipaggiati alla meglio ed obbligati loro malgrado all’impresa fiumana. Inutile dire che da allora mio nonno odiò con tutto il cuore il “poeta e vate“ D’Annunzio e non perse mai occasione per riferirsi a lui con i peggiori improperi. Dalla guerra, oltre la fame, la paura, il freddo, la ferita e la prigionia, ottenne negli anni sessanta la nomina a Cavaliere di Vittorio Veneto e tre medaglie che era restìo a mostrare anche agli occhi dei suoi nipoti. || Foto di mio nonno Angelo in divisa da bersagliere, della nomina a Cavaliere di Vittorio Veneto degli anni sessanta e delle tre medaglie che ricevette || || Angelo Bellati || Recruitment and Conscription || Photograph || Bersagliere nel 7 reggimento || Torino || || Photograph || Angelo Bellati || compagni di trincea || Fronte Carsico || Trench Life || Recruitment and Conscription || || Medal || Remembrance || medagliere || medaglie || || Remembrance || Angelo Bellati || Official document || nomina a Cavaliere di Vittorio Veneto

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Foto di guerra scattate da mio nonno

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La foto rappresenta il seminario di Gorizia prima del bombardamento

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